Dolci natalizi

Ci siamo, manca un mese a Natale, e tutti quelli che hanno almeno mezzo cromosomo teutonico incominciano quell’attività culinaria che preannuncia l’evento…

Il “Plätzchen backen!”

Altrimenti detto “fare i biscotti”, che ovviamente non suona altrettanto bene…

La letteratura a riguardo è ormai enciclopedica, ma per chi è alla ricerca di novità per stupire la zia Maridl, ecco per voi i pasticcini cerebrali:

Li ho scovati su questo sito, e da quello che ho capito, sono anche di facilissima fattura.

Basta procurarsi la materia prima, ovvero cervelli di deputati del PDL caramellizzati…

Se avete difficoltà nell’apprivigionamento, potete sempre usare quelli reperibili da Amazon.

Bene. Ora non vi resta che fare dei piccoli muffin al lampone, preparare un letto di crema pasticciera, adagiarvi i cervelletti, ed irrorare il tutto con “sangue” (sciroppo di lamponi).

Salutatemi la zia!

Ma dove?

Ci si ricorda sempre dove si è dato il primo bacio.

Dov’eravamo l’11 Luglio 1982.

Dove siamo saliti la prima volta su di un aereo.

Ma dove abbiamo mangiato la prima quaglia?

Dove abbiamo bevuto la prima caipirinha?

Io lo so! Coincide con la prima ed ultima volta che ho visto Tom Jobim.

Al teatro Ariston di Sanremo, ottobre 1989 o 1990 (gra aiutami!).

Si era già carburati da svariati pellegrinaggi all’inferneria, e l’ancora più carburato Carlin Petrini inizia a favoleggiare di uno strano beverone che viene preparato al bar di sotto, nel foyer.

Davanti ai nostri occhietti vispi e curiosi, un signore di mezza età si dava un gran da fare con strani limoni verdi ed un mortaio. Il tutto veniva annaffiato da un generosa dose di un liquido mai visto.

…e noi che si credeva di essere “uomini” di mondo, sbirciavamo sull’etichetta della bottiglia sconosciuta, e leggevamo il nome, che in quel momento rappresentava la quintessenza dell’esotismo.

Ma quanto era buona quella prima caipirinha!!!

Quello che non ricordo bene è il numero di quelle che sono seguite quella sera, anche perchè la sera è poi scivolata nella notte, che si consumava liturgicamente assieme a qualche centinaio di compagni di avventura, in un albergo requisito a tale scopo.

E fino all’alba si mangiava, si beveva, si cantava molto…

…e Flaco Biondini doveva sempre cantare una Milonga da un’ora e mezza…

Ma per tornare a Jobim…

adesso che l’aereoporto di Rio si chiama “Tom Jobim”, mi chiedo spesso se un giorno quello di Asti si chiamerà “Paolo Conte”.

Storie di nasi

Se c’era una cosa che sognavo da anni, era di andare a cercare il naso di Tycho de Brahe.

Lo perse in duello a Rostock, ma non era quello il naso che cercavo.

Io volevo quello d’oro, che portava a mo’ di protesi, ed ero convinto di trovarlo in riva alla Vltava, nera e minacciosa.

A dire il vero trovai tutto nero, non solo il fiume, e il bianco di uno Smažený sýr già mi abbagliava.

Al U dvou koček trovai le prime tracce, ma un Svíčková na smetaně con Bramboráčky rallentò la ricerca.

Cinque Velkopopovický Kozel poi, invece di portarmi più vicino al naso, mi ricordarono la brutta fine di Tycho, morto ad una festa con la vescica scoppiata perchè tardò ad andare a svuotarla…

La missione fu dunque infruttuosa, ma io lo so, un giorno troverò il suo naso d’oro, anche se la Vltava non fa più paura, e Hasek non si ubriacherà più con me al Cafè Slavia.


certi giorni continuano…

…e allora proseguiamo…

Andiamo a cercare “mototopo”, sarà al “cappello”?

…ma ce lo fanno un frico a quest’ora?

Chissà’? Al limite si va di peta e montasio, non preoccuparti…

Schioppettino e Refosco non mancano mai!

Dal peduncolo rosso?

Sì cara, ma non volevamo evitare di parlare di politica?

…e le ore passano, sempre troppo veloci.

Pier Paolo ci guarda da chissà dove…gli saremmo piaciuti.

Certi giorni…

 

…come oggi, il fuoco mi brucia sotto alla sedia.

Metto in moto la macchina, musica, volume alto, bussola verso sud.

Per la via incontro qualcuno, che non ci pensa due volte, e salta su…

Arriviamo al bacaro della foto qui sopra, mangiamo baccalà mantecato e sarde in saor.

Una bottiglia di ribolla gialla.

Nel Caigo della Serenissima ci sediamo alle zattere, e ci raccontiamo la vita, aspettando il crepuscolo…

…e tornare contenti come due bambini.

Ricetta senza parole

Buon fine settimana!

Consigli pratici in cucina 3 puntata

Quando si avvicina la stagione fredda non avete più tanta voglia di mangiare pesce?

Le orgie di orate, code di rospo, canocchie, calamari e cozze alla marinara di quest’ estate vi perseguitano negli incubi notturni, e non ne volete sapere fino alla primavera prossima?

Non fate così!!!

Per tutto c’è una soluzione, e non deve essere il solito baccalà alla vicentina, anche se, solo a pronunciarlo mi viene una fame…

Soprassediamo, e passiamo al dunque.

Vi assicuro che uno dei pesci più adatti alle giornate grigie, mentre fuori piove o nevica, è la Murena.

Al contrario di ciò che adesso vi verrà da pensare, le murene sono di facile reperibilità, e il vostro poissonnier di fiducia ve le procura in quattro e quattr’otto!

Se poi abitate vicino al mare, le trovate al mercato, come questa che ho visto ad Essaouira l’anno scorso:

murena essaouira

Adesso che l’avete procurata, cosa ne facciamo?

Ah, dimenticavo, non prendetela troppo grossa, perchè come tutti i pesci carnivori, anche la murena, quando diventa grande tende ad accumulare Ciguatera…che se ingerita vi potrebbe causare una percezione opposta di caldo e freddo per alcuni mesi…(magari in inverno non è neanche male 😉 )

Ora dovete sbatterla ben forte tenendola per la testa, in questo modo le ossa, che sono mobili, andranno tutte verso la coda, che potrete poi tagliare via.

Adesso la potete tagliare a pezzi, diciamo larghi 10 cm, e prepararla secondo i vostri gusti.

Per esempio, in una casseruola, salata e pepata, con ginger, galanga, aglio, prezzemolo, uvetta, pinoli e mandorle.

Ovviamente è buona pure alla griglia…ma d’inverno…

In Portogallo viene venduta secca, al mercato:

Se la trovate così, dovete tagliarla a pezzetti, che friggerete in padella con aglio e spezie a piacere.

Ed ora per l’angolo della cultura una ricetta della Roma antica tramandata da Ilaria Gozzini in “A Taste Of Ancient Rome”:

Murena in salsa all’aceto
1 murena, pulita e affettata
1 cucchiaio di miele
2 cucchiai di aceto
1 cucchiaio di vino
2 cucchiai di Garum
1 cucchiao di olio d’oliva
2 cucchiai di pepe ed erbe aromatiche
1 cucchiao di farina

Ed una citazione da Orazio, Satire, secondo libro:

his mixtum ius est: oleo, quod prima Venafri
pressit cella; garo de sucis piscis Hiberi;
vino quinquenni, verum citra mare nato,
dum coquitur (cocto Chium sic convenit, ut non
hoc magis ullum aliud); pipere albo, non sine aceto,
quod Methymnaeam vitio mutaverit uvam.
erucas viridis, inulas ego primus amaras
monstravi incoquere. inlutos Curtillus echinos,
ut melius muria quod testa marina remittat.

Buon appetito!

Tra Geatano, marmi e turisti…

Tutti conoscono questo paesino di 350 abitanti della Lunigiana per via del Lardo.

Così come tutti conoscono Amburgo per via dell’Hamburger…ovvio no?

Ma la prima volta che andai a Colonnata, giuro, non fu per il Lardo.

L’evento si perde nella notte dei tempi.

Era mia usanza, allora, intraprendere viaggi di pellegrinaggio in luoghi sacri, per respirare l’aura di ciò che fu, o che è ancora, se si hanno gli occhi per vedere.

Per esempio sono andato a pescare trote a Burguete,

a fare il bagno di notte nella piscina di Bagno Vignoni

…e a Colonnata per prendere una sbronza con quelli che hanno affisso questa targa:

Da allora vi tornai tante volte, da solo, in compagnia, a mangiare, a sognare…e per la gioia degli autisti (la strada per Colonnata non è proprio adatta ai torpedoni), vi portai qualche migliaio di turisti tedeschi.

Passando prima per i Giardini di Turigliano a Carrara per far vedere il monumento a Gaetano Bresci, potevano ammirare le cave dove i romani cavavano il marmo per la capitale, abboffarsi di lardo e minestra di farro, e chiedersi perchè cazzo il loro Reiseleiter li avesse portati quassù invece che a Siena o a Pisa.

‘nduja e neonata di sardelle

'ndujaGià appetitosa la foto….vero?

Il premio di due giorni a Milano, per me, una visita ad un buon ristorante calabrese.

Dongiò si  chiama, ed è in una via piena di alberi…praticamente come ogni seconda strada di Milano.

Senza aiuto indigeno, non lo ritroverò mai più…

Comunque…ottimi antipasti, tra cui il crostino caldo con ‘nduja:

'nduja2

Beh, forse fatta fare un po’ “soft” perde di esplosività…ma mi piace molto…fatta ancora con il budello dell’intestino cieco.

Anche una specie di coppa nel caciocavallo:

nerello

Tutto annaffiato di Nerello Calabrese…

Poi arrivano gli spaghetti alle sardelle.

Questa conserva di neonate di sardelle (con tanto peperoncino e finocchietto selvatico),  su degli spaghetti grossi come dei “pici”, per intendersi, ha rappresentato il clou della serata:

Sardelle

…e finalmente capire quando si sente parlare di “caviale” calabrese…

Dopodichè, solo caffè e Amaro Del Capo, freddissimo…

The Toasterkettle

È inutile che fate quelle facce stupite…la verità è che avreste voluto inventarlo voi…

Invece ci ha pensato un tale di nome Lewis Green…

Quante volte avete bestemmiato la mattina, perchè mentre bollivate l’acqua per il the, vi si bruciava il toast?

Adesso avete tutto sotto controllo in un apparecchio unico, e se riuscisse a fare contemporaneamente anche le uova alla coque…lo proporrei subito per il nobel della pace:

chi può diventare cattivo se inizia bene la giornata?

PS: io la sto iniziando di merda, ma non riesco a trovarlo…