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Indispensabile in cucina 1

Prendo spunto da questo post per inaugurare una rubrica dedicata agli oggetti che tengo in cucina e reputo irrinunciabili per continuare a sopravvivere in questa valle di lacrime.

Devo premettere che ho le mie fisse a riguardo. Per esempio non posseggo un marchingegno che trita, impasta, frulla, fa il caffè e ti rolla le canne… Sarà perchè sono macchine ingombranti; perchè nel tempo che l’ho montata, usata e pulita, ho già fatto tre volte lo stesso lavoro col coltello; perchè voglio mettere le mani in pasta…ecc.

Il primo oggetto che voglio presentare lo uso quasi tutti i giorni e in tedesco si chiama: Eiersollbruchstellenverursacher.

Trattasi dell’oggetto nella foto in alto e serve a creare un possibile punto di frattura sul guscio delle uova alla coque.

Si usa in questo modo:

Con il risultato di ottenere un perfetto uovo scapocchiato, facile da consumare, senza frammenti di guscio da sputacchiare sul piatto:

Provare per credere!!!

Lancia

Vorrei spezzare una lancia a favore di un pasto bistrattato dagli italiani, altrimenti così premurosi in campo gastronomico:

la colazione

È scorretto generalizzare parlando di 60 milioni di persone, ma la colazione dell’italiano medio si presenta così:

Presa di fretta al bar, leggendo la bibbia rosa.

Per quanto riguarda l’italiana media abbiamo due situazioni: al nord si sparano un müsli:

Al centro-sud il caffellatte con i biscotti:


E lo chiamate pasto???

Ma insomma! In un paese dove  abbiamo il Biroldo della Garfagnana e la Robiola di Roccaverano, dobbiamo ridurci a bere un caffè in piedi, e lavorare tutto il giorno???

Mi dispiace dirlo, ma dobbiamo prendere esempio dai nostri coinquilini sul pianeta, e cominciare la giornata come si deve…

Io personalmente non ho una colazione fissa, essa varia da stagione a stagione, dall’ispirazione, e naturalmente dal tempo a disposizione.

Di questi tempi per esempio, oltre al caffè, mangio un piccolo pezzo di torta, un uovo alla coque, pane con burro al fleur de sel, piccole uova di lompo, insalata di aringhe con bietola rossa, una spremuta di arance moro, un croissant con formaggio e prosciutto e un po’ di frutta. Non essendo proprio stagione di frutta, la scelta è limitata a mele pere e banane, ma stanno per arrivare tempi migliori.

Se sono di vena dolce mi faccio anche fette di pane con burro (senza sale) e marmellata. Lamponi o arance.

Ma questo è solo un piccolo repertorio delle cose buone che si possono mangiare per entrare in sintonia con il mondo, appena usciti dal sonno…evito la lista per non tediarvi.

Ci sono anche alcune cose che evito…non sono un amante del Bacon per esempio, e non mi piacciono neanche i salsicciotti inglesi a colazione, ma da oltremanica ho imparato ad apprezzare i funghi, i pomodori al forno e i Hash Browns.

È inutile dire che adoro anche colazioni orientali, con zuppa,  nasi campur, una catervata di Rambutan, e un Durian per finire.

Non mettete freni alla vostra fantasia, e ricordate che una giornata iniziata bene è già a metà dell’opera…

Mettiamoci anche due coccole prima di alzarci, e siamo già a tre quarti…


Asparagi al cartoccio

L’avevo promesso a Melania, ed eccola quà:

Non so se da voi ce ne sono ancora, ma con questo maggio freddo, magari li trovate e costano pure poco.

Comunque questa è la ricetta più semplice del mondo, che produce però i risultati più sorprendenti.

Pelate gli asparagi e tagliatene l’ultimo pezzettino (con le bucce e i pezzettini potete fare una bella zuppetta se avete voglia). Poi li mettete a gruppi di 4-5 in un foglio abbastanza grande di carta stagnola. Sale, zucchero e una noce di burro. Ora la fase più importante: chiudete la carta stagnola a metà, e sigillate i tre lati aperti chiudendoli su se stessi almeno 2 volte. Per essere sicuri che non passi l’aria, appoggiate il sacchetto sul tavolo e battete i bordi con quello che vi pare (il manico del coltello, lo schiacciacarne, il tacco delle scarpe…). Ora mettete i sacchetti nel forno preriscaldato a 160°C per 35-45 minuti (dipende dal diametro degli asparagi). Cuocendo nella loro acqua propria, avranno un gusto incredibile!

Essendo i sacchetti sigillati, durante la cottura si gonfiano, ma non preoccupatevi, non scoppiano!

Nulla vieta di aggiungere altre cose nel sacchetto, tipo erba cipollina o simili, ma io sono dell’avviso che sono fantastici così. L’unica cosa che aggiungo ogni tanto sono due gocce di pastis 51.

Per rimanere fedele al mio stile proporrò anche un abbinamento di carne.

Un bel cobayo fritto:

Per chi non lo riconoscesse subito, trattasi di un porcellino d’india, una prelibatezza nell’America latina.

Lattume

Ringrazio Wood, che beata lei, se ne va in Sicilia, per avermi inspirato questo post.
Trattasi di un prodotto ittico siculo che avevo quasi dimenticato, tanto tempo è passato da quando l’ho mangiato. Ad essere sincero non l’ho mai più rivisto in giro, e temo che non sia di facile reperibilità al di fuori del trapanese.
Io l’ho assaporato a Favignana, un isoletta dove ho passato qualche settimana 20 anni fa, e che mi è rimasta nel cuore per la simpatia degli abitanti, le loro prodigiose leccornie (grazie signora Maria Guccione), le allegre bevute in compagnia.
Ma l’esperienza più indelebile fu assaggiare il lattume.
Viene prodotto da pochissime aziende artigianali che si tramandano il segreto da generazioni. Ma cos’è?
Nient’altro che lo sperma di tonno, seccato e tagliato a stiscioline. Ottimo fritto, o in insalata, con un filo d’olio d’oliva.
Niente più.