Archivi del mese: settembre 2008

Nippon meets Sardinia

Avendo ora la casa piena di souvenir sardi, mi sono chiesto se non era possibile tentare uno sposalizio tra la bottarga di muggine e i california maki.

Mi sono messo all’opera di buon mattino e qui vi riporto la ricettina facile facile.

Come prima cosa dovete preparare il riso. Se per chi fa il risotto con il “fino ribe” o con il “basmati” è prevista la pena di morte, lo stesso vale per i maki. È assolutamente necessario un riso particolare che rilasci l’amido in una certa maniera. Sono indicati risi collosi con grani tondeggianti. Si trova comunque dappertutto quello giapponese fatto apposta, tipo questo:

Il riso va lavato e possibilmente cotto a vapore. Ovviamente non tutti posseggono un arnese apposta:

Neanch’io! Per cui si procede in questo modo.

In una pentola si mette il riso (mettiamo una tazza) ed una quantità leggermente superiore di acqua (mettiamo una tazza e ¼). Chiudere bene con il coperchio giusto e non aprirlo mai più! Neanche se vi accorgete che c’era caduto dentro l’anello con brillante che vi ha regalato il marito dopo 25 anni di matrimonio. Mettete a fuoco medio e quando vi accorgete che dentro l’acqua bolle mettete al minimo per 15 minuti. Sempre senza aprire il coperchio, togliete la pentola dal fuoco e mettetela a riposare diciamo 5 minuti. Ora potete aprire, e di solito il riso l’è cotto, e acqua non ce n’è più. Vi accorgerete subito della consistenza appicicosetta e tutto va bene. Adesso bisogna preparare una mistura composta da aceto di riso, sale e zucchero. Anche l’aceto si trova ormai dappertutto:

Mischiate il tutto e il riso è pronto.

Per fare i maki adesso vi serve una stuoietta di bambù, detta Makisu:

Essendo i maki dei cosiddetti inside-out, dovete avvolgere la stuoietta con della pellicola trasparente.

Prendete un foglio di Nori, uno intero, così vengono belli grandi, e mettetelo sul Makisu. Stendeteci sopra uno strato sottile di riso,

e girate il tutto in modo che il riso sia rivolto verso il basso.

Adesso avete tutta la superficie “pulita” del Nori a disposizione per il ripieno. In realtà potete metterci quello che volete, io di solito metto del Wasabi, Surimi, Avocado, Cetriolo, Insalata e un po’ di maionese. Il Surimi, il Cetriolo e l’avocado dovrebbero essere tagliati a bastoncino, più o meno, l’insalata si arrotola un po’ con le dita, Wasabi e maio si spalmano sul Nori.

Ora si arrotola il tutto, compreso il Makisu, et voilà! Ecco apparire un rotolone con il riso di fuori.

In questo momento entra in gioco la bottarga… Normalmente il rotolone viene passato ora in un piatto o contenitore pieno di uova di pesce volante (Tobiko), oppure di semi di sesamo abbrustoliti:

Noi naturalmente lo passiamo nella bottarga di muggine, che avremo appena spellato e grattugiato.

Alla fine non vi resta che tagliare dei bei rondelloni, e finiti sono i vostri maki california con bottarga. Buonisssssimi e non lo troverete mai in un ristorante!!!

Sono ovviamente da servire con salsa di soja, Wasabi e Gari (Zenzero marinato).

Un filmino per far vedere come lavora un professionista:

Prove tecniche di trasmissione

Nell’attesa delle elezioni provinciali 2008 a Bolzano, si è votato in Baviera, ed è accaduto ciò di cui si ha tanta paura in Alto Adige: La CSU, per la prima volta, non ha raggiunto la maggioranza assoluta.

I poveri eredi di F.J.Strauss dovranno imparare a dialogare con altri partiti, per assicurarsi di rimanere al governo. Teoreticamente potrebbero addirittura restarne fuori…teoreticamente.

Pare che Franz Beckenbauer sia già in esilio a Kitzbühel, e l’Oktoberfest chiuderà in anticipo. Il prossimo anno verrà trasferito in Val Passiria.

I negozi di Lederhosen hanno già messo in cassa integrazione i dipendenti, ed è già pronto un disegno di legge per ridurre a 5 il numero di Weißwurst acquistabili al giorno.

La Weißbier è stata messa al bando, ed è attualmente reperibile solo sottobanco da alcuni coraggiosi mercanti cinesi.

Sull’onda di tutto ciò, non voglio sapere cosa succederà in Südtirol, se la SVP non raggiungerà il 50%.

Rafflesia

Non so perchè, ma oggi mi è venuto in mente il fiore più grande del mondo, che vidi tanti anni fa nei pressi del lago Maninjau. Non ha molto a che fare con il cibo, e non è nemmeno commestibile. Ha però la particolare caratteristica di puzzare di cadavere, il che attira un sacco di insetti. Una pianta straordinaria!

La pianta si chiama Rafflesia, in onore di sir Raffles, che la scoprì nel 1818. Credo che anche l’Hotel Raffles di Singapore sia a lui dedicato. E qui apro una parentesi.

Questo Hotel, quasi impagabile, merita comunque una visita almeno al bar, perchè qui, nel 1915, un barista di nome Ngiam Tong Boon, ha creato il Singapore Sling. Il cocktail in questione si beve ancora oggi, ma pochi lo fanno come si deve…

…e se proprio vi capita di andarci in questo periodo, dovete assolutamente assaggiare (e comperare per casa) i mooncakes.

Sono dolci  della tradizione cinese. La leggenda vuole che servirono per recapitare messaggi segreti durante la liberazione dai mongoli. Vengono fatti solo per le festività autunnali, e sono strepitosi. Ce n’è di diversi tipi, con noci di vario tipo, tè verde, durian, semi di loto, uovo, doppio uovo, ecc…

I miei preferiti sono quelli al durian:

Quelli dell’Hotel Raffles te li porti via in una elegante scatola di latta:

Post su commissione

Wood insiste nell’avere la ricetta della moussaka, ed io ci provo. Come a Bologna per la lasagna, in Grecia (e in Turchia, Cipro, ecc…) per la moussaka c’è una ricetta in ogni famiglia. In certe famiglie anche più d’una.

Per cui cara wood, adessi ti becchi la mia, che peraltro faccio una volta ogni anno bisestile, in media.

Il motivo principale è che non ho un feeling particolare con la cucina ellenica, e sono da sempre convinto che per essere un Paese spaparanzato nel Mar Mediterraneo, si sono bevuti l’arte di preparare il pesce e tutto ciò che proviene dal mare. Questo peccato originale fa slittare anche la loro cucina di terra nel mio dimenticatoio, e mi impedisce di frequentare ristoranti greci.

Nella sfiga hai però avuto fortuna, perchè la moussaka è l’unico piatto che mi piace molto, per questo ogni tanto la faccio:

Io ci metto solo carne di agnello e melanzane.

Allora, taglia a fette le melanzane, cospargile di sale, e mettici sopra un peso.

Quando avranno perso l’acqua amara, passale brevemente nella farina e friggile. Lasciale asciugare su carta da cucina e prepara la carne.

Prepara un soffritto di cipolla e alcuni spicchi d’aglio lasciati interi (ma schiacciati con la lama del coltello), buttaci il macinato di agnello e lascia rosolare per bene. Aggiungi un bicchiere di Retsina, lascia asciugare e aggiungi un chiodo di garofano, un pezzo di cannella, un po’ di uvetta (che prima avrai ammollato in acqua tiepida), una grattatina di buccia d’arancia, un po’ di pomodoro (poco), sale, pepe, pimento e origano.

Quando la carne si presenta ben asciutta spegni e lascia riposare. Intanto prepara una besciamella, mi raccomando non comperarla già fatta!!! E non dimenticare una generosa spruzzata di noce moscata.

Adesso devi solo disporre il tutto a strati in una terrina de coccio, e non dimenticare il formaggio. Il feta va benissimo, ma secondo me ci puoi mettere anche il parmigiano…

E il tutto in forno finchè non fa la crosticina.

Alla fine avrai una bella moussaka alla temperatura del piombo fuso che farà la gioia della tua lingua e del palato.

Shock termico

Dai 37° di domenica, con l’aria gonfia e umida di uno scirocco che sapeva di Sahel, ai 7° di stamattina, ore 7. Ci mancava solo che dovessi grattare via il ghiaccio dai vetri della macchina! Però il cielo è bluissimo pure quì, e non mi lamento più di tanto. Oggi pomeriggio sono previsti 25°.

Questo post è per dare segni di vita, avrei qualche ricettina nuova, ma oggi non ho tempo. Lascio solo una foto e ringrazio Melania e tutti i suoi conterranei per quello che hanno saputo conservare meglio di tanti altri. E non parlo solo di quello che si vede nella foto…